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Marte, quattro miliardi di anni fa sul pianeta scorrevano grandi fiumi come Po e Reno: la scoperta italiana Marte, quattro miliardi di anni fa sul pianeta scorrevano grandi fiumi come Po e Reno: la scoperta italiana
Mesi e mesi a guardare le stesse immagini. La pazienza del geologo, l’occhio dello scienziato e il puntiglio del ricercatore. Alla fine, nell’emisfero Sud... Marte, quattro miliardi di anni fa sul pianeta scorrevano grandi fiumi come Po e Reno: la scoperta italiana

Mesi e mesi a guardare le stesse immagini. La pazienza del geologo, l’occhio dello scienziato e il puntiglio del ricercatore. Alla fine, nell’emisfero Sud del pianeta Rosso,nei pressi del bacino Hellas, un affioramento ha catturato l’attenzione di Francesco Salese, geologo esperto di geologia planetaria in forza alla Irsps dell’Università d’Annunzio di Pescara e dell’Università olandese di Utrecht in Olanda.

«I dati che abbiamo elaborato -racconta a caldo il giovane scienziato di origini abruzzesi-, ci lasciano presupporre che in quel punto, circa 3,7 miliardi di anni fa, scorresse un fiume di una certa dimensione, possiamo paragonarlo per caratteristiche al nostro Po o al Reno».

 

«La ricerca -continua Salese- è iniziata circa un anno fa. Alla fine è stato più lungo il periodo della visualizzazione delle immagini che quello dello studio vero e proprio. Ma veniamo allo studio, quell’affioramento -continua Salese- altri non è che una falesia dell’altezza di circa 200 metri, due volte quella delle scogliere di Dover, e larga un chilometro e mezzo. L’avrò rivista mille volte nel corso di questi mesi con una definizione di 25 cm/pixel. Va anche detto che una parte rilevante del manoscritto, assieme al mio amico e collega Will McMahon, l’abbiamo scritta durante un lungo field work (soprattutto tardo pomeriggio e sera) l’anno scorso mentre eravamo in Australia. Eravamo lì per investigare depositi fluviali terrestri di circa 400 milioni di anni fa ed essendo inverno ed in un parco Nazionale, le giornate corte e l’isolamento han fatto sì che potessimo dedicare molto tempo a scrivere». 

Oltre al geologo italiano, hanno partecipato alla ricerca anche William McMahon, dell’Università di Utrecht egiovani ricercatori francesi, olandesi e britannici. « Questi depositi fluviali da noi scoperti necessitano condizioni ambientali in grado di mantenere volumi importanti di acqua liquida in superficie. Altri canali fluviali saranno sicuramente presenti altrove nell’area ma probabilmente la maggior parte sono sepolti e non accessibili».

Credit Il Messaggero.it

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